“WladyBike” in Perù
Wladimir D’Arcangelo, Senior Traveler, Italy
Viaggio Blues incontra di nuovo Wladimir nel bel contesto del cortile retrostante la villa Vialli di Grumello Cremonese. Questa volta parliamo dell’ultimo entusiasmante viaggio in Perù dello scorso maggio.
VB – Bene, iniziamo pure dal tuo arrivo in aeroporto. Racconta.
Wl – Partiamo subito col dire che io sono arrivato all’aeroporto mentre la bicicletta no. Infatti è arrivata alle 10:30 del giorno dopo, così con 24 ore di ritardo mi sono messo fuori dall’aeroporto a montarla e sono partito. Tristezza. Il cielo grigio, una cappa di umidità, un gran odore di fritto ovunque e alla vista una gran miseria. Baraccopoli ovunque. Dovevo arrivare in centro per capire come organizzare il mio viaggio. L’aeroporto si trova a circa 40 chilometri dal centro di Lima.
Nonostante la mia buona volontà è stata veramente dura, non c’è il minimo rispetto per il ciclista o tantomeno per il pedone. Sono arrivato in città ma dopo quattro o cinque ore di girare a vuoto ho deciso di caricare la bici e me su un taxi e di farmi portare fuori.
VB – Ho paura a chiedertelo ma ovviamente non avevi neanche stavolta un programma di viaggio?
Wl – Chiaramente no! Anche se però avevo ben in mente di arrivare almeno al lago Titikaka. Per cui il tassista mi ha lasciato sulla strada che mi avrebbe portato all’interno verso le montagne. Strade in salita, molto, molto brutte. Lunghi tratti sterrati in cui ho dovuto spingere la bicicletta a mano.
Mi sono diretto prima verso il paesino di San Mateo e da lì verso un parco naturale. Ho dormito un paio di sere in guest house, finché la terza sera mi sono imbattuto nel Maestro Pablo. In questo piccolo paesino era un po’ il riferimento locale. Mi ha ospitato dandomi un letto e da mangiare e non ha voluto essere pagato. Viveva con sua madre in questa umile casa. Ricordo che lei era molto golosa ed io avevo portato con me delle caramelle al torrone. Me le chiedeva in continuazione e con grande intelligenza le nascondeva in una tasca segreta del vestito. Mangiava con una gran lentezza e mi ricordava mia nonna. Il Maestro era una specie di muratore e stava gestendo un nuovo approvvigionamento idrico per il paese. Al mattino presto partiva un camion pieno di donne che avrebbero lavorato presso il cantiere.
Paesaggi lunari d’alta quota
Photograph by WladyBike
VB – Ottimo personaggio. Quindi il Maestro è stato il tuo primo contatto “vero” con i peruviani.
Wl- Esatto, il mio primo vero contatto con il peruviano delle Ande. Perché poi c’è anche il peruviano di città che è un globalizzatore come qualsiasi altro cittadino del mondo. Insomma il giorno dopo mi sono messo in cammino ma su un passo ho bucato la ruota per cui ho fatto tardi così da dover piantare la tenda li, lungo la strada. Il mattino seguente sono arrivato al paese di Carua Pampa. Meraviglioso: senza internet, senza televisione e soprattutto tutti molto curiosi e meravigliati del mio arrivo. I bambini sono subito accorsi.
Li ho incontrato Rosita, una giovane laureata in scienze infermieristiche, arrivata da Lima per praticare. Parlava benissimo inglese e anche un po’ di italiano. Devo ammettere che era anche piuttosto carina. Grazie a lei sono stato ospitato al primo piano del consultorio dove ho potuto farmi una doccia e dormire.
VB – Come ti sei trovato con il cibo?
Wl – Me la sono cavata abbastanza bene. Per esempio in questo paesino c’era una signora che aveva un negozietto in cui cucinava e un piatto unico mi costava poco più di un euro. Patate, platano e quinoa. Cucina molto tradizionale corredata dall’immancabile The alle foglie di coca.
Comunque in questo paese è andata molto bene. Ho passato la serata con i bambini che volevano provare la macchina fotografica per vedere la luna e poi anche provare la mia bicicletta. Io li rincorrevo ma questi avevano una forza e una velocità incredibile. Per me sono dei supereroi. In questi posti vivono soprattutto di agricoltura e allevamento. Lama e alpaca.
Mi sono trovato talmente bene che ho deciso di rimanere una notte in più.
La ripartenza è stata complicata perché c’erano dei lavori in corso così gli abitanti, al mattino alle cinque, mi hanno caricato su un camion che mi ha trasportato per i primi chilometri.
Quando mi sono finalmente rimesso a pedalare sono arrivato in cima fino ad un paesino fatto interamente di fango e paglia. Mi trovavo a 4900 metri! Li viveva una famiglia di allevatori di bestiame.
VB – Senti, stai parlando di altitudini importanti. Com’era il clima?
Wl – Di giorno c’erano 10 – 12°C mentre di notte si scendeva sotto lo zero. Per me erano temperature che potevano anche andar bene. Quello che faceva la grande differenza invece era l’aria molto secca che mi lasciava sempre molto disidratato obbligandomi a bere in continuazione.
Da lassù sono poi sceso arrivando a Tanta dove si trova un bellissimo lago in cui si pescano anche le trote. Io volevo raggiungere il paese successivo e in tanti locali mi dicevano che distava poco più di venti chilometri. Per cui pranzo e parto.
Ho capito presto che la percezione di spazio e tempo per i peruviani andini è molto relativa. Mi avevano prospettato al massimo un paio di chilometri di salita e poi sarebbe stata tutta discesa fino alla mia tappa, invece dopo dieci chilometri la strada continuava imperterrita a salire e nel frattempo aveva iniziato a far buio e io avevo finito acqua e cibo.
Per fortuna ho incrociato un camion che mi ha caricato riportandomi al paese dal quale arrivavo. Una signora mi ha portato in un posto dove ho potuto mangiare e dormire. Purtroppo mancava l’acqua calda. Quella notte ho avuto un gran freddo e ho avuto gli incubi.
Quando al mattino sono ripartito mi sono reso conto di non star bene. Stavolta però dopo un po’ di chilometri mi sono fatto dare un passaggio da un camion nella direzione giusta.
Ormai era chiaro che febbre e dissenteria mi avevano preso.
Sono arrivato a Huancaya a circa 3500mt dove faceva un gran freddo e da lì con un pick-up mi sono fatto portare a Huancayo dove ho incontrato il signor Francisco che oltre che raccontarmi la storia della sua vita mi ha accompagnato in un albergo pagandomi anche la prima notte.
Sono rimasto quattro notti in quel posto cercando di curarmi con le medicine che mi ero portato dall’Italia..
Ho veramente creduto di morire.
“mi piacerebbe fare qualcosa di concreto per aiutare, anche con poco, quelle persone che ho conosciuto”
VB – Questo evento ha cambiato il tuo viaggio?
Wl- Si, infatti da lì ho preso un bus che mi ha riportato a Lima dove ho lasciato la bicicletta presso una famiglia il cui contatto ho avuto grazie a mio fratello. Così ho rinunciato alla mia amata bicicletta riorganizzando il resto del tempo passando dallo stile viaggiatore allo stile turista.
Ho preso un volo interno per Cuzco dove ho passato una notte in ostello riscoprendo il resto del mondo e il turismo di massa.
Il giorno seguente sono andato a fare un’escursione sulle Montagne Arcobaleno, le Rainbow Mountain, appoggiandomi ad un’agenzia del turismo.
Successivamente sono stato a Matchu Picchu con un pullman. Ho fatto una bella escursione a piedi arrivando al mattino mentre il sole stava sorgendo. Bellissimo. La maggior parte dei turisti arrivava alla stessa ora ma con i mezzi di trasporto. Lungo il percorso a piedi invece ho incontrato parecchi giovani, molti francesi e tutti senza soldi. Veri Routard.
Ho deciso poi di fermarmi un giorno in più nel paese di Agua Caliente per fare altre escursioni a piedi nei dintorni del sito archeologico.
Quindi ho ripreso il pullman che in circa cinque ore mi ha riportato a Cuzco dove la sera stessa decido di partire per il famoso lago Titicaca.
VB – Finalmente arriviamo al mitico lago, la tua unica meta programmata dell’intero viaggio.
Wl – Infatti, ho viaggiato tutta la notte arrivando a destinazione alle 5.30 del mattino seguente. Ho così incontrato di nuovo uno di quei ragazzini francesi, Maximo. Mi raccontava sempre della sua esperienza lavorativa in Italia e di quel capo napoletano che quando giocava l’italia nei mondiali sospendeva completamente ogni attività. Questa cosa l’aveva impressionato.
Da lì ho preso un minivan che mi ha portato sulla penisola di Capacique dove, chiedendo a gente del posto, ho preso un’imbarcazione che mi ha portato sulla stupenda isola di Amantanì dove mi sono sistemato benissimo grazie ad un affittacamere. Con 12€ ho dormito e avuto colazione pranzo e cena.
La gente dell’isola si prodiga molto per contrastare le agenzie del turismo offrendo le proprie case, i propri servizi e prodotti. Effettivamente mi sono lasciato prendere un po’ la mano acquistando i regalini per l’Italia.
Ho trovato quest’isola veramente stupenda.
Il giorno successivo ho preso una barca e mi sono trasferito sull’isola di Taquile, molto più commerciale e turistica. Mi sono comunque fermato una notte anche se mi sentivo un po’ meno a mio agio. La cosa più bella è stata la vista sulla cordigliera Real, le montagne che segnano il confine con la Bolivia. Avrei tanto voluto scalarle…
Il mattino seguente mi sono imbarcato sulla lancia collettiva alla volta della terra ferma.
Proprio in quel momento mi sono imbattuto in una due giorni di sciopero generale nazionale. Ho capito che la gli scioperi sono una cosa seria, non si muove una foglia. Sono quindi rimasto bloccato a Puno. Avrei voluto andare a visitare la valle dei vulcani ad Arequipa ma purtroppo niente da fare. Così ho deciso di mettermi nella Placa De Arma ad osservare e a fare foto alle persone. Dovrei farlo più spesso. Ho parlato anche con la gente circa la politica e le imminenti elezioni politica. La sfiducia generale nettamente dilagante.
La seconda sera a Puno la situazione si è sciolta e sono riuscito a prendere un bus per Cuzco e da lì un un volo interno per Lima.
VB – Hai quindi recuperato la tua amata bici?
WL – Si, recuperato la bici, impacchettata e a orecchie basse, dopo ventuno giorni, sono tornato all’aeroporto per il rientro.
VB –Conclusioni?
Wl – Qualche rimpianto perché credo di aver visto poco del Perù che mi interessava vedere. Il fatto di essermi ammalato mina poi deviato verso le mete più turistiche. Se ci sarà una prossima volta andrò canora più a fondo. Comunque il bilancio è stato positivo. Il rientro poi è sempre complicato perché si tornano a sentire le solite lamentele inutili. Suonano come bestemmie se rapportate alle condizioni di vita di certe parti del mondo. Per questo mi piacerebbe fare qualcosa di concreto per aiutare, anche con poco, quelle persone che ho conosciuto. Vorrei farle conoscere in Italia e raccogliere aiuti da portare loro direttamente.
VB – E’ chiaro che più che dei luoghi ti innamori della gente. Qual’è il personaggio che ti è rimasto più impresso in questo viaggio?
Wl – Negativamente l’italiano che mi ha tenuto in custodia la bici. Mi spiace ma è così. Mentre il personaggio positivo? Tutta la gente delle comunità che mi hanno accolto.
VB – Prossimo viaggio?
Wl – Avrò un paio di settimane ad agosto. Non credo andrò lontano…
VB – Mmm…staremo a vedere!
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“Oltre al Blues ho un sacco di altre passioni ma nessuna di queste supera la quasi perversa attrazione che nutro per l’Andalusia, per il Flamenco e per le zingare dagli occhi neri”