LA VERA STORIA DELLA BEFANA

da | Gen 2, 2020

La Befana vien di notte dicono e pare sia vecchia e brutta. Scopriamo il mito della signora che tanto somiglia a una strega e che porta regali infilandoli in una calza.

La Befana vien di notte dicono, e in realtà un po’ è vero, perché arriva dalla notte dei tempi; la vecchietta che nell’immaginario collettivo è brutta ma tanto buona e porta dolci e caramelle ai bambini di tutto il mondo con la calza, legata all’immagine della befana che cavalca una vecchia scopa, è in realtà la rappresentazione di una storia molto ma molto più complessa e antica.

Vediamo in questo articolo di capire come mai la Festa della Befana è un evento così sentito in ogni luogo nonostante il personaggio non sia certo l’immagine della bellezza in assoluto.

Quando nasce la festa della befana

Non esiste nella memoria storica una data precisa nella quale inserire la nascita di questo personaggio. Andiamo a conoscere le origini di questo mito.

La celebrazione in onore della befana deriva certamente da usanze folcloristiche precristiane, quando esistevano riti pagani con cui si ringraziavano la Natura e Madre Terra per i frutti e la Vita che essa elargiva abbondantemente a tutti gli uomini, e le stagioni e i cicli vitali erano contemplati secondo i ritmi biologici e ambientali. Era dunque abitudine salutare il vecchio anno e ringraziare per i doni ricevuti durante la bella stagione, per prepararsi poi all’inizio di un nuovo ciclo produttivo e riproduttivo. Lo si faceva in diversi modi, per pregare e sperare che anche il nuovo anno fosse ricco e generoso; la personificazione degli eventi naturali andava così a creare nell’immaginario figure di donne vecchie, atte a rappresentare risorse ormai quasi estinte, che andavano ringraziate e a cui succedevano donne giovani e prosperose, personificazioni dei nuovi raccolti derivanti dal processo naturale di rinnovo.

L’origine del nome della Befana

Perché si chiama così? Facciamo un piccolo salto indietro nella storia e nel linguaggio.

In molti Paesi europei e italiani per ringraziare e pregare Madre Natura si usava bruciare dei fantocci di paglia e rivestiti da stracci simboleggiando la fine del vecchio e l’inizio di una nuova stagione, appunto più giovane e prolifica; la figura della Madre Terra che ha poi preso la sua precisa personalità verrà chiamata in diversi modi: nel Lazio ad esempio la Dea Madre o la Dea della Terra era chiamata Bubona, un termine sicuramente legato ai bovini, in latino bubúlinus; il guardiano dei buoi veniva chiamato bufúlcum, e dall’unione di questi termini pare essere nato il nome Bifona, divenuto poi Bifana o Befana.

In Basilicata ad esempio nel dialetto stretto la Befana viene chiamata Bufania, in Campania il suo nome è Bofania o per fare un altro esempio in Calabria viene chiamata Bifania.

La trasformazione del rito pagano nell’attuale festa della Befana

Naturalmente con l’avvento imperante del cristianesimo è noto che molte usanze folcloristiche vennero acquisite e riadattate alla nuova religione, la storia è piena di esempi di questo tipo, dunque anche la Befana non ha fatto eccezione; la metafora della donna vecchia e logora che rappresenta il passato è rimasta intatta e mentre l’arrivo del nuovo ciclo vitale è rappresentato dai doni che questa figura porta alle nuove generazioni, ovvero le caramelle nella Calza della Befana.

La presenza dei calzettoni della Befana nel rito moderno

Abbiamo visto le similitudini con l’immaginario di una donna vecchia che rappresenta il passato con la donnina che appare magicamente il 6 gennaio. Qui ci vuole una piccola digressione: l’apparizione della Befana deriva dalla personificazione pagana di donne vecchie che comparivano ai contadini, che le ringraziavano per ciò che avevano ricevuto e le pregavano per la riuscita del nuovo raccolto; la parola apparizione deriva dal greco epiphàneia e anche qui la Chiesa si è appropriata del termine per riservarlo all’apparizione di Gesù che il 6 gennaio manifesta i suoi primi poteri divini; da qui l’Epifania, che è la festa durante la quale appunto appare la Befana.

Ma torniamo al significato della calza: anche qui sembra che la religione cristiana rimandi alla leggenda secondo la quale durante il cammino per trovare il Bambino Gesù i Re Magi chiedessero informazioni ad una vecchia incontrata per strada; la vecchia era la Befana, che fu scortese e non diede alcuna informazione, salvo poi capire l’importanza della divina nascita e, in segno di pentimento, avrebbe deciso di bussare ad ogni porta dei paesi circostanti per donare omaggi a tutti i bambini appena nati nella speranza di rimediare all’errore fatto; essendo povera avrebbe usato stracci e vecchie calze come involucro per i doni stessi.

Ogni Regione una storia diversa

Come per molte altre usanze, nel tempo ogni città e ogni Regione hanno sviluppato la propria tradizione legata alla Festa della Befana: il fuoco e il bruciare qualcosa di vecchio a scopo propiziatorio è una delle comuni abitudini rimaste un po’ dappertutto.

In Veneto ad esempio non è difficile trovare grandi falò che servono a bruciare metaforicamente la vecchia annata e a pregare per un fruttuoso anno nuovo. In molti paesini del Veneto questi falò si chiamano pane e vin, e a seconda del tipo di fiamma che ne scaturisce (fiamme alte o fiammelle esigue) si saprà se l’annata sarà piena di pane e vin, appunto abbondanza oppure no.

In Toscana o in Emilia Romagna, alla simpatica vecchietta è concesso di girare per la città su di un bel carro, prima di essere messa al rogo. Sempre in Toscana, alla Befana era associato anche un rito d’amore, oltre che di abbondanza: i Befani erano una sorta di fidanzati in prova, che se dimostravano di volersi bene davvero potevano chiedere il fidanzamento ufficiale.

Anche in Molise c’è una leggenda in questo senso: se la notte dell’apparizione della Befana si sogna un ragazzo, è possibile che sia quello giusto.

In provincia di Viterbo è affidato il compito ai bambini di girare per le strade a far baccano, con l’intento di svegliare la vecchia Befana e ricordarle di portare i doni: questi bimbi vengono chiamati tentavecchie.

In Piemonte e in Lombardia la Befana viene festeggiata durante il rogo della Giubiana, un grande fantoccio vestito a stracci.

La Befana e Babbo Natale

La strana coppia che negli ultimi anni vediamo spesso insieme.

L’abbinamento di questi due personaggi è un evento piuttosto moderno in cui si è cercato di formare una sorta di marito e moglie metaforici, persone diverse sempre a litigare che poi fanno pace e collaborano per la gioia dei bambini; non è un esperimento molto gradito al grande pubblico però, che preferisce celebrare i due personaggi ognuno in modo diverso, assegnando compiti e simboli differenti. E forse, in nome del rispetto delle antiche culture, è meglio così.

Lascia un commento

commenti

Categories

Ultimi Post




Articoli correlati: